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martedì 18 marzo 2008

Berlusconi nella morsa degli alleati

Alla fine chi comanda in Forza Italia è Berlusconi e lui, sicuramente, non sarà disponibile a svendere l’Alitalia e dare l’ok ai francesi». Al termine della giornata, Roberto Calderoli fa questa considerazione che vale un altolà agli alleati. L’ex ministro leghista sa bene che dentro Forza Italia e An le valutazioni sono ben diverse. Infatti sia Berlusconi che Fini si rendono conto che arrivati a questo punto della trattativa con Air France è difficile rifiutare l’offerta della compagnia francese. Senza dubbio anche per Berlusconi la proposta d’oltralpe è «offensiva»: ne è convinto il senatore azzurro Giampiero Cantoni che ha sempre seguito questa complessa questione. «E’ inaccettabile svendere i gioielli di famiglia», alza la voce Maurizio Lupi, responsabile Infrastrutture di Fi. Ma dagli stessi ambienti vicini al Cavaliere si fa notare che far cadere l’offerta francese significa portare i libri in tribunale, con il conseguente fallimento di Alitalia. Del resto, anche Gianfranco Fini ha fatto capire che vie d’uscita non ce ne sono altre. «L’Alitalia rischia di fallire e non c’è tempo da perdere», annota il leader di An, secondo il quale le condizioni di Parigi contengono «luci e ombre». Insomma, tutto un altro tono rispetto rispetto al muro di Bossi che ha perfino sostenuto che allora è meglio aspettare le decisioni del nuovo governo: «E’ inutile preoccuparsi, prima pensiamo a vincere le lezioni e poi ci occuperemo della questione».

Ma è successo che Palazzo Chigi si è mosso per sondare le reali intenzioni dell’opposizione. Sono stati sentiti Gianni Letta, Giulio Tremonti e Gianfranco Fini. A mettere in moto la consultazione sarebbe stato Enrico Letta. E dall’altra parte del telefono, l’ambasciatore del governo ha ricevuto quasi un via libera: la considerazione è che trattare ancora si può (soprattutto sul versante degli esuberi), ma che lasciare cadere l’offerta Air France significherebbe condannare la nostra compagnia di bandiera al fallimento, per l’appunto. Il problema, però, è che non c’è un via libera proprio di Berlusconi stretto tra Bossi e il sindaco di Milano Letizia Moratti.

Ecco il punto politico della vicenda che si intreccia fortemente con la campagna elettorale. La Lega e la Moratti battono i pugni per salvare l’hub di Malpensa e tutto ciò che si porta dietro in termini occupazionali e di indotto economico. Non ottenere una moratoria di tre anni degli slot Alitalia sarebbe un colpo per la credibilità del Carroccio che rischierebbe un’emorragia di voti. Il sindaco di Milano ha il problema della tenuta della Sea. La società del comune che gestisce Malpensa, infatti, ha chiesto ad Alitalia 1,250 miliardi di danni per abbandono annunciato dello scalo milanese. Il premier Prodi ha chiamato la Moratti, chiedendo di ritirare la causa e facendo notare che non si può scaricare sul governo questo costo mentre allo stesso tempo si chiedono gli ammortizzatori sociali per la minore occupazione. La Moratti nicchia, non è convinta del tutto che si possa ritirare la causa. Comunque, è un braccio di ferro.

In questa tenaglia si trova Berlusconi, che non vuole scontentare ne Bossi ne la Moratti. In più è il Nord nel suo complesso che viene tirato in ballo, e le ricadute elettorali riguardano anche il Popolo delle libertà. Da qui la sua indecisione, i suoi tentennamenti. E’ un antipasto delle grane che potrebbe avere una volta ritornato a Palazzo Chigi. I leghisti battono la grancassa. «E’ un’offerta inaccettabile e Berlusconi la pensa come noi», assicura Roberto Maroni. «I francesi - aggiunge Calderoli - vogliono fare il colpaccio e bruciare sia la bandiera italiana sia quella padana». Ma Berlusconi forse la penserà come il Carroccio sul valore dell’offerta. Resta il fatto che il Cavaliere è realista. Come lo sono Letta, Tremonti e Fini che nei colloqui informali con il governo hanno espresso, in sostanza, il loro via libera. Di queste divisioni con la Lega, probabilmente è al corrente Veltroni che ha messo il dito nella piaga: «La destra è divisa. Cosa sarebbe successo se fossero stati al governo?». Berlusconi nella tenaglia ora dovrà decidere.
(La Stampa)

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